Category Archives: Guerra

005g i prigionieri

I prigionieri austriaci
I prigionieri austriaci

Fra le tante lastre che mi furono donate non ho dubbi nell’affermare che questa è la più evocativa, quella che ancora mi emoziona, quella che non mi stanco d’ammirare.

Avevo capito guardando il negativo di vetro che sarebbe stata un’immagine importante. Ogni volta che la guardo è come fosse quella prima volta che la vidi miracolosamente comparire nel bagno di sviluppo in camera oscura. L’immagine, pallida dapprima per poi prendere tutta la consistenza dei suoi contorni, avevo fatto risorgere dall’oblio tutti quegli uomini che in un luogo a me sconosciuto e senza tempo s’erano ritrovato a vivere un momento della storia, che non era altro che la somma di tante storie individuali. E loro erano quelli fortunati, loro erano quelli che ancora marciavano e non erano neanche mal messi, sembra tutti ben rasati.

Una copia di questa incorniciata mi ha seguito in vari uffici nelle mie peregrinazioni. Non sono mai stanco d’osservare i volti dei vincitori e dei vinti, ma poi alla fine ci son davvero i vincitori? In ogni modo il soldato italiano sulla sinistra, Carcano ’91 lungo (ma potrebbe essere, come suggerito, un Vetterli modificati in cal 6.5×52 Carcano nel 1916 e adottati dalla milizia territoriale, tra i cui compiti spettava pure quello della custodia dei prigionieri) e vecchie giberne, sembra soddisfatto; l’austriaco anziano a testa bassa sulla destra invece è scoraggiato, sente il peso della sconfitta, insicuro di quello che il futuro gli porterà. Di certo in quella fiumana c’erano uomini venuti da ogni angolo dell’impero, croati, boemi, ungheresi, dalmati, sloveni, tirolesi ecc. Dare ordini ed esser capito non doveva essere una cosa facile.

Inoltre quando la vidi la per la prima volta pensai che questa immagine fosse della fine della guerra. Ecco cosa aveva voluto dire Armando Diaz quando scrisse.  

… I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Carcano '91 lungo
Carcano ’91 lungo

Poi un amico, molto più esperto di me in materia ha suggerito che forse quest’immagine è dell’inizio della guerra. Infatti mi ha fatto notare che nessun soldato porta l’elmetto Adrian. I primi arrivarono dalla Francia nell’ottobre 1915.

L’unico cartello leggibile e quello con la scritta Bocca Incendio. C’è qualcuno che ne sa qualcosa?

 

A proposito del ’91.

Nel 1994 fui trasferito dall’ufficio (Alitalia) del New Jersey a quello di New York. Un gruppo d’amici organizzò un pranzo d’addio ed alla fine assieme ad una valanga d’auguri mi fecero un regalo per commemorare l’evento. Il pacco aveva una strana forma, involtato in semplice carta da imballaggio, era lungo e pesante. Fra gli amici c’era un capitano della polizia di Paterson e lui, che conosceva la mia passione per la storia e sapeva quello che mi avrebbe fatto piacere, fece il discorso e cerimoniosamente mi presentò il dono. Immaginate la mia sorpresa quando lo aprii: era diventato il proprietario di un Carcano 91 lungo, Terni 1895. E per concludere mi disse:

“Se hai bisogno di cartucce te le procuro, calibro strano 6.5. Sappiamo che dovrai lavorare con quelli di Brooklyn.” Gran risata generale “Purtroppo non son riuscito a trovare il caricatore. Devi caricare un colpo alla volta.”

Solo in America!

Avevo la baionetta in Italia e non credo che sia quella giusta per questo modello.

Possiedo anche un elmetto Adrian francese, che poi alla fine del 1915 anche le truppe di linea ricevettero in dotazione. Lo trovai a Londra in un mercatino delle pulci.  005 elmo Adrian

 

 

 

004g … e con la neve tiriamo fuori le slitte

La dichiarazione di guerra dell’Italia venne a primavera, il 24 maggio 1915.

Era nell’aria da tempo e non credo che non furono in molti ad esserne sorpresi e di certo furono in tanti ad esserne scontenti.

Francesi, inglesi, tedeschi, russi, turchi e tanti altri si stavano già massacrando da quasi un anno.

D’Annunzio era stato invitato a Quarto per commemorare il 5 Maggio, giorno dell’imbarco dei Mille. Il suo discorso di fuoco, iperbolico, epico ed soprattutto interventista, fu un segno premonitore di future battaglie, bastava solo che Garibaldi saltasse fuori dalla tomba.  

Sin dai primissimi giorni del conflitto fu chiaro al Comando che la posizione strategica e la struttura del Palace Hotel des Dolomites a pochi chilometri dal confine e da quelle impervie montagne del Cadore dove in breve tempo si delineò la linea dei futuri combattimenti, erano gli elementi essenziale per trasformarlo in breve tempo in un ospedale da campo, il n.201.

AB, il dottore fotografo fu richiamato, ma forse partì volontario? Quando arrivò a prestar servizio aveva nel suo bagaglio tutto l’equipaggiamento fotografico necessario, sapeva di vivere un momento storico e lui lo voleva immortalare nelle fotografie.

In Cadore l’inverno arriva presto e con l’inverno la neve. E ci furono momenti in cui i soldati e gli ufficiali cercarono di dimenticare la guerra. Molti di loro venivano da terre lontane e di neve ne aveva vista poca. Invece i montanari di Borca erano preparati e tirarono fuori le slitte.

004g1 slitta e cavallo IMG_9840

In questa prima immagine si vede che la neve era pesante, bagnata, quella che si attacca ai rami degli alberi. Mi pare che i soldati non siano seduti in una vera slitta ma piuttosto in un treggia. Inoltre il guardiano del cavallo forse non un soldato, infatti lui indossa un cappotto e non la mantellina, non so se c’erano truppe che avevano cappotti. 

Ital. soldati con slitta e cavallo IMG_8874

Quella della seconda immagine è una vera slitta con quello che sembra un cocchiere e quelli seduti sembrano essere due ufficiali. Quello è il vecchio campanile della chiesa di Borca; in immagini più recenti si può vedere che ne è stato costruito uno nuova e distaccato dall’abside. Sulla destra le scoscesi pendici dell’Antelao.

004g2  uomini con le slitte

Un giorno dieci uomini, decisero di salire nel poggio di fronte all’ospedale e di riscende giù a valle di gran corsa con le slitte. La maggior parte sembrano esser ufficiali ed uno di loro indossa gambali di cuoi duro, oggetto di lusso. Poi c’era un giovane del luogo che forse faceva loro da guida e lui si è messo gli sci e per manovrare il suo andare ha una sola asta, un colpo a destra e poi uno a sinistra. Il giovane montanaro è cresciuto in fretta, il vestito sembra essergli stretto e le maniche e i pantaloni sembrano corti.

Ma ce n’è un altro nella comitiva, quello che non si vede mai, il fotografo. AB si è portato dietro l’equipaggiamento, incluse le pesanti lastre negative di vetro.

Anche in questa foto si vede in basso sulla destra l’inconfondibile struttura dell’hotel-ospedale e su tutto domina sempre l’Anteleo. 

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 Poi due coraggiosi prendono il via

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Ma non andranno lontano, loro son ragazzi di città e di neve e tantomeno di slitte ne san poco, ma in compenso non si son dimenticati di ridere.

La guerra non è lontana, ma per un giorno, almeno per poche ore, questi uomini saranno riusciti a dimenticarla?

Speriamo di sì.

 

003g La cucina dell’ospedale da campo “n.201” ai tempi della Grande Guerra

Come già detto il maestoso Palace Hotel des Dolomites era stato costruito nel versante italiano, a pochi chilometri dall’allora confine di stato. Ancora oggi esiste una località, lungo la Strada d’Alemagna, designata la Dogana Vecchia. Cortina, allora parte dell’Impero Austro-Ungarico, era a solo cinque chilometri nell’altro versante.

Il 27 maggio 1915, solo tre giorni dopo la dichiarazione di guerra, il tenente Edmondo Matter a capo d’una pattuglia di sette uomini “conquistò” Cortina, abbandonata dagli austriaci che si erano attestati su alte posizioni, più favorevoli e difendibili, sulle Tufane e sulla Croda de r’Ancona. Lo stesso tenente Matter, medaglia d’oro, morirà combattendo sul Carso. Una caserma di Mestre porta il suo nome.

 

cucina dell'hotel poi diventato ospedale
cucina dell’hotel poi diventato ospedale

l nuovo ospedale da campo n.201 non aveva bisogno di impiantare nuove cucine, queste c’erano già, e che cucine! Allestite per preparare pasti ad un clientela ricca, sofisticata ed internazionale non credo che fu difficile riadattarle a preparare il rancio per la truppa e per i feriti sistemati in camerate e nelle camere.

Ma cosà ci sarà nel gran pentolone che i cuochi soddisfatti sembrano supervisionare attentamente? Diciamo una gran montagna di spaghetti. La monaca a distanza sembra dare il suo consenso.

L’ospedale fu in funzione ed operativo fino agli inizi di novembre del 1917, poi dopo il collasso di Caporatto di certo ci fu un gran fugone per evitare d’esser presi prigionieri dalle truppe austroungariche-tedesche che stavano incalzando. Era stato il giovane Rommel, che si era riposizionato venendo dal fronte russo, che aveva sfondato a Caporetto

           Nel libro “Dalle Dolomiti al Grappa, la ritirata dal Cadore dopo Caporetto” di Musizza e De Donà si legge <<Drammatici avvenimenti succedevano intanto in Val Boite. Qui la mattina del giorno 7 (novembre) l’ospedale da campo n°201 sito nel Palace Hotel des Dolomites venne preso d’assalto dalle popolazioni di Borca, Villanova, Serdes e Resinego, che trafugarono tutto, dai materassi alle tele d’altare, mentre gli Austriaci erano impegnati a requisire soprattutto vacche e manzetti per macellarli all’istante per la fame delle nuove truppe in arrivo>>

Chissà dove sarà andato a finire il pentolone, ma sopratutto dove era AB? Forse rilocato in un altro ospedale. Di certo i negative di vetro si salvarono.

 

Durante una mia ricerca nell’internet ho trovato in una pagina pubblicitaria dell’attuale hotel Park Des Dolomites quest’immagine della storica cucina. Si nota subito che la foto è stata censurata, la monaca ed il soldati se ne sono andati. 

pubblicita' trovata nell'imternet
pubblicita’ trovata nell’imternet

Ritrovare questa in un sito internet mi ha sorpreso molto; ma come è possibile che avessero quest’immagine di cui io posseggo il negativo di vetro? Non riesco ad trovare una plausibile risposta. Posso solo pensare che il dottore fotografo avesse una sua camera oscura nell’ospedale e che abbia stampato e poi lasciato quest’immagine a qualcuno e che infine miracolosamente sia sopravvissuta fino ai nostri giorni in qualche cartella dell’hotel.

Ho scritto al Park Des Dolomites, non avuto alcuna risposta. 

 

Nota: ringrazio ancora il sig. Daniele “Gira” Girardini che mi ha fornito ulteriori informazioni sull’ospedale da campo n.201, sul tenente Matter, nonché sul gli eventi riportati nel libro. “Dalle Dolomiti al Grappa, la ritirata dal Cadore dopo Caporetto”

Il sig. Girardini cura un interessante sito dedicato alla Grande Guerra combattuta anche fra le impervie cime del Cadore.

www.cimeetrincee.it 

002g Palace Hôtel Dolomiti ai tempi della Grande Guerra 1915-18

manifesto pubblicitario antecedente la Grande Guerra
manifesto pubblicitario antecedente la Grande Guerra

…e la gente, verso la fine dell’ottocento, cominciò ad andare in vacanza, almeno quelli che se lo potevano permettere. L’espansione della rete ferroviaria aveva reso raggiungibili in breve tempo destinazioni che prima solo i più avventurosi avrebbero preso in considerazione. Il passo del progresso era stato enorme, anche se oggi ci appare primitivo e ci fa sorridere. Vecchi porti di pescatori come Nizza, San Remo, Viareggio, solo per far un dei nomi divennero la meta agognata della ricca borghesia ed aristocrazia nordeuropea che cercava di sfuggire l’inverno freddo e nebbioso.

Scoprirono anche che c’erano anche quelli, in un’era senza condizionatori, per chi voleva sfuggire l’afa estiva. E cosa ci poteva esser di meglio d’una località alpina dall’aria salubre? E cosi per accontentare quella ricca clientela elegante e sofisticata, che ancora non sapeva neanche cosa fossero sci, costruirono grandi alberghi fra i boschi e con la vista di picchi maestosi.

Il Palace Hotel Dolomiti, a Borca San Vito di Cadore, a pochi chilometri dal confine con l’Impero Austroungarico, fu costruito nel 1904 sotto il picco dell’Antelao. A quel tempo Cortina era in Austria, ancora oggi lungo la strada dell’Alemagna c’è la località Dogana Vecchia. Come si legge nel manifesto pubblicitario la stagione si limitava all’estate, davvero un grosso investimento per una struttura da utilizzare solo tre mesi e mezzo l’anno. Ancora non avevano inventato la settimana bianca.

Non so quanto successo ebbe questa destinazione in quei primi anni, ma so che dopo l’entrata in guerra dell’Italia alla fine di maggio del 1915 l’albergo fu tutto al completo per gli anni a venire. La sua strategica posizione, nelle retrovie non lontana dal fronte, era ideale per allestire un ospedale militare. I due eserciti si trovarono a confrontarsi in condizioni di estrema durezza combattendo fra le impervie montagne del Cadore.

Le strutture del grande albergo con tante camere e grandi cucine offriva il necessario per il nuovo uso.

Immagino che il nostro dottore fotografo doveva esser soddisfatto quando arrivò a Borca di Cadore, si trovò a suo agio, lui era un signore. La guerra la doveva fare, tanto meglio farla stando in un albergo di prima categoria. Allora non avevano ancora inventato le stelle per distinguere gli alberghi.

giorno di bucato
giorno di bucato

L’albergo, come tutti gli alberghi, di lenzuola ne aveva tante. Il problema sarà stato quello di lavarli. In questa immagine ci sono anche, nei filari più lontani, tante maglie e mutande lunghe, di sicuro son quelle di lana, che dan prurito.

Ancora non so la storia dell’albergo nelle sue varie tappe che seguirono la fine della guerra, ho scoperto che ebbe ospiti illustri come D’Annunzio, la Duse e tanti altri.

Dopo tante vicissitudini fu infine comprato dalla diocesi di Padova.

Completamente restaurato e riportato al suo originale splendore il Palace Hotel des Dolomites fu inaugurato nel 2009. Centro non solo di vacanze alpine offre guida a chi voglio ritrovare la pace spirituale, è infatti anche la sede dell’Istituto Dolomiti Pio X.

Nota: ringrazio il sig. Daniele “Gira” Girardini che mi ha aiutato ad identificate la località dalla fotografia delle lenzuola stese. Il sig. Girardini cura un interessante sito dedicato alla Grande Guerra combattuta anche fra le impervie cime del Cadore.

www.cimeetrincee.it

001g il 23 aprile 1916 – Pasqua AB

tormenta nel giorno di Pasqua del 1916
tormenta nel giorno di Pasqua del 1916

La Pasqua del 1916 venne molto tardi, il 23 aprile, e questo è un dato sicuro; ne ho avuto conferma controllando il “calendario perpetuo”.

Inoltre si può vedere che la gran tormenta di neve fu di tali proporzioni, fuori stagioni perfino nelle Alpi, che il fotografo decise di immortalarla. La lenta velocità di scatto dell’obbiettivo può aver creato questo effetto di movimento. Sulla lastra di vetro del negativo scrisse la memorabile data. Credo che l’unica maniera per poterlo fare fosse quella di rigare con una punta di metallo l’emulsione, ed infine sulla destra aggiunse il monogramma AB.

Non sapendo il nome ho deciso di chiamarlo AB, pronunciando le due lettere separatamente “a-b”. Questo è tutto quello che so del dottore appassionato di fotografia, che partì per la guerra con il suo apparato fotografico, un treppiede e pesanti scatole di lastre di vetro al bromuro d’argento.

La località è sconosciuta, la foresta d’abeti che circonda l’edificio conferma una località alpina, forse nel Cadore, dalle parti delle Dolomiti come son visibili in molte altre immagini.